Potrebbero sembrare chiunque ma vi assicuro che questi a sinistra sono i Placebo che suonano dal vivo in una città dell’Europa dell’Est.
Non sono mai stato un loro accesissimo fan: ho sempre trovato troppo melense e istigatrici alla recisione delle arterie alcune loro canzoni, ma volevo accompagnare una persona a cui tengo molto (Marish ha vissuto la stessa esperienza qualche anno fa…) e così mi sono accomodato sui sedili di un "palaghiaccio" post-sovietico.
Già, accomodato. Una prova ulteriore del mio invecchiamento. Complice anche la presenza di un altro "accompagnatore" con cui condividere la sorte, ho seguito il concerto dalle gradinate. Era la prima volta, non mi era mai capitato prima. Non importava chi suonasse, io – quasi sempre con Marish – ero sotto il palco.
Comunque Brian Molko (inglesino ermafrodito figlio di funzionari della Commissione Europea in Lussemburgo – De Gaulle li chiamava "apatrides" cioè senza patria…) mi ha convinto. Sebbene resti della mia idea su buona parte del suo repertorio, devo ammettere che ha retto le due ore di concerto alla grande, praticamente senza pausa, giocherellando con una chitarra diversa ad ogni canzone e sistemando da solo effetti sonori e pedaliere.
Nella cornice della struttura ex staliniana, giovani est-europei saltavano e ballavano come ossessi con "Every me, every you", "Special needs" o "Sleeping with Ghosts" per poi mettersi ordinatamente in fila per prendere una birra…(immaginate cosa è stato cimentarsi in analoga impresa dai Chemical a Roma). Peccato per le luci rosa fenicottero e le immagini amatoriali proiettate sugli schermi..la scenografia sarebbe stata perfetta.
Un’ultima considerazione. Non devo essere particolarmente fortunato in questo periodo con i concerti. Speravo che i Placebo ricompensassero la mia buona volontà per essere venuto a vederli financo in terra straniera suonando "Pure Morning". Non l’hanno fatto. Me la pagheranno.
Anzi, tempesterò di mail il loro sito affinché parlino con i Chemical Brothers e li convincano a tornare a Roma, al Foro Italiaco, per suonare davanti a me e a Marish da soli "Setting Sun".
Stavolta faccio sul serio.
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